Pablo Picasso a Catania: è indiscutibilmente un evento da “primo piano” e come tale deve essere trattato.
Una esposizione di duecento lavori di uno dei più rappresentativi ingegni dell’Arte moderna non è cosa da poco e non è facile realizzarla. Di certo non ci troviamo a Barcellona oppure a Parigi, dove si incontrano opere veramente eccezionali, ma questa di Catania non raccoglie un Picasso “minore”, tenendo conto che non c’è un Picasso “minore”, ma solo “Picasso” in ogni sua espressione.
La mostra, intitolata “Pablo Picasso and his passion”, si tiene nelle federiciane sale del Castello Ursino sino al 28 giugno: a Pablo (Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y…) Picasso sicuramente sarebbe piaciuta questa location, forse, se l’avesse visitata, gli sarebbe piaciuta anche Catania con il suo barocco trascurato come la stessa città. Se in questa città, comunque, è giunto tardivamente, bisogna darne atto al sindaco Enzo Bianco che ha ben compreso che investire in “Cultura” rende sotto tanti punti vista.
Un percorso articolato composto da 200 “pezzi” che portano la firma dell’artista malaghese: basterebbe ricordare l’autoritratto in gouache e inchiostro di china (1967, cm 75×56) per dire che valeva la pena il costo del biglietto d’ingresso della mostra. Fatto è che non è solo il ritratto, ma tante e tante piccole e grandi cose che fanno apprezzare gli sforzi degli organizzatori per assemblare periodi e modi espressivi diversi. Per noi è stato l’insieme della mostra interessante e istruttivo, non tanto l’avere scoperto che il fin troppo decantato “Figura de mujer inspirato en la guerra de Espana” (1937) che aveva il pregio di non essere mai stato visto in Italia, avesse preso altra strada, forse quella di un acquisto in Qatar, e non quella della Sicilia. Quel dipinto, appartenente a un privato, non avrebbe potuto, comunque, offuscare la memoria di “Guernica” (1937), anche se indubbiamente è stata la stessa mano e la stessa rabbia (o dolore) che hanno dato vita alle due opere. Il proprietario de “La figura de mujer” ha preferito inviarlo altrove, ma l’immagine resta nei manifesti della mostra al Castello Ursino affissi un po’ ovunque nei centri urbani dell’Isola.
Una involontaria discrepanza nella raccolta curata da Dolores Duran Urcan e Stefano Cecchetto, organizzata dalla Comediarting III Millennio e dal Comune di Catania che segue gli itinerari della fantasia di Picasso nelle sue diverse forme espressive, dalla pittura alle incisioni, alla ceramica. Si ha così modo di vedere (fra i 200 “pezzi” in mostra) 14 incisioni acqueforti e puntasecca de “La Suite des saltinbanques” del 1913, una tematica che si rincontrerà nei dipinti a olio; 33 incisioni bulino e collotype “Tricorno” del 1920; 40 incisioni a bulino; “Carmen”, del 1949; 41 incisioni acquaforte e acquatinta allo zucchero, “I venti Poemi di Gorgona”, del 1958. E poi la ceramica: vasi, piatti, mattonelle e brocche dipinte.
Al Castello Ursino, dunque, una esauriente panoramica dell’arte e dell’estro di Picasso: un’occasione da non perdere in quanto difficilmente ripetibile in Sicilia.